Il caso Tenco con i documenti ufficiali della Procura: ecco le prove che riaprono il caso

48 anni dopo: «Il caso Tenco emblema di un riscatto possibile e doveroso»

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  1. Pasquale Ragone
     
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    «Il nostro sforzo è in primis un fatto di cultura, perché un Paese non si cambia a suon di leggi bensì infondendo proprio una nuova cultura che ponga le basi per pensare una società differente.
    Mutare la storia del caso Tenco significherebbe consegnare il messaggio che cambiare è possibile e questa vicenda vuol esserne l'emblema, nonostante gli insabbiamenti del 1967, gli errori del 2006, l'ostracismo da parte di chi non ha mai voluto che si parlasse di omicidio. In un certo senso per noi Luigi Tenco è il simbolo di quest'Italia e il caso Tenco è il simbolo di un riscatto possibile e doveroso».

    (N. Guarneri-P. Ragone, "Le ombre del silenzio", p. 138).

    Grazie ai tanti presenti a Imperia, libreria Mondadori, che il 24 gennaio 2015 hanno preso parte alla presentazione del libro "Le ombre del silenzio".
    Non servono ulteriori parole per ringraziare quanti ci hanno seguito negli ultimi 2 anni, mostrando sempre vivo interesse. A loro consegniamo il senso più profondo di questa vicenda che ha tanto da insegnare, al di là delle valutazioni degli organi istituzionali chiamati a giudicare su questioni tecniche.

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    Da sinistra verso destra, l'autore Pasquale Ragone, il giornalista del SecoloXIX Marco Vallarino, il musicista Mauro Vero.

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  2. Pasquale Ragone
     
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    Caso Tenco un delitto? Un libro per riaprire il caso
    ‘Le ombre del silenzio’ alla Libreria Mondadori di Imperia

    Alla libreria Mondadori di Imperia il criminologo Ragone ha mostrato al pubblico i documenti che potrebbero riaprire il caso Tenco.
    Il 24 gennaio scorso, presso la libreria Mondadori di Imperia, si è svolta la presentazione-evento del libro Le ombre del silenzio. Controinchiesta sulla morte di Luigi Tenco (N. Guarneri-P.Ragone, Castelvecchi Editore) con l’intervento del coautore Pasquale Ragone.
    A presentare Ragone è stato il giornalista del Secolo XIX Marco Vallarino. Il musicista Mauro Vero ha fatto rivivere attraverso la musica le canzoni di un mito.

    “È stata l’occasione per mettere in fila tutti i dubbi sull’ormai poco credibile tesi del suicidio e soprattutto per raccontare le ultime novità sul caso” – afferma Pasquale Ragone che ha richiesto la riapertura del caso.
    Il cantautore Luigi Tenco fu ritrovato senza vita nella propria stanza d’albergo, la 219 dell’Hotel Savoy, il 27 gennaio 1967. Da subito si era detto che si trattava di un suicidio, senza però svolgere, come scrivono Guarneri e Ragone, alcun accertamento né sul corpo né sui reperti. Da lì dubbi e perplessità che nel 2006, su ordine della Procura di Sanremo, impongono l’esumazione del corpo di Tenco per compiere tutti gli accertamenti non svolti 39 anni prima. Nel 2009 la Procura chiude l’indagine e nuovamente si archivia come suicidio.

    Gli autori Guarneri e Ragone traggono da quell’inchiesta un’altra verità, completamente differente da quella ufficiale. «L’arma che avrebbe ucciso Luigi Tenco in realtà non ha mai sparato – racconta l’autore – e se fino a ieri si trattava solo di un’ipotesi, oggi è invece tutto dimostrabile grazie alle analisi scientifiche elaborate e pubblicate nel libro». Agli atti dell’inchiesta Tenco c’è il bossolo ritrovato sulla scena del crimine nel 1967 e, a detta del criminologo, sono visibili le tracce dell’uso di un’arma mai ritrovata, una Beretta 70. Ma addirittura nella stanza del cantautore si sarebbero alternate varie armi. Oltre la Beretta 70, anche una Bernardelli 60 sarebbe stata presente.

    A dirlo sarebbe la fotografia che la Polizia Scientifica scatta il 27 gennaio 1967, mostrando sotto i glutei del cantautore una pistola praticamernte identica ad una Bernardelli 60. Sul perché proprio quella pistola posta sotto il cadavere l’ha spiegato Ragone il 24 gennaio scorso durante la presentazione. «Quando la Polizia entra nella stanza 219 in realtà non trova alcuna pistola – precisa ai lettori e ai curiosi accorsi all’evento – e ne abbiamo testimonianza dal Verbale che la stessa Polizia scrive quella notte, citando tutti gli oggetti ma mai la Walther Ppk-L di Tenco. Non si trattò di un errore perché davvero la pistola non era nella stanza. Per giustificare il fatto di non averla trovata ed elencata nel primo Verbale prendono un’arma simile e la posizionano sotto il corpo di Tenco, così da dimostrare che, al loro arrivo, la pistola non fosse stata vista perché molto nascosta.
    Ma l’inganno è presto svelato perché, in caso di suicidio, l’arma non finisce mai in quella posizione». Gli ultimi accertamenti compiuti dagli autori del libro, coadiuvati da esperti di primo piano delle Scienze forensi come il criminologo Francesco Bruno, il prof. Martino Farneti e il Dott. Vincenzo Tarantino, hanno messo in luce anche altri elementi. Fra tutti l’assenza di polvere da sparo sulle mani di Tenco ed elementi balistici e medico-legali che riconducono all’uso di un silenziatore.

    «Tutti questi dati tecnici e scientifici – continua Ragone – sono presenti nel documento che ho depositato esattamente un anno fa in Procura, il 24 gennaio 2014. Da allora se n’è occupata la RAI ma anche tutti i principali quotidiani nazionali dando la notizia delle novità sulla vicenda». Copia della Relazione presentata in Procura, dapprima in quella di Roma e poi a Imperia, è stata messa a disposizione del pubblico accorso, che ha potuto leggere consulenze, ricostruzioni inedite e tutte le novità tecniche lì riportate. Visto lo scenario, a pochi passi dalla Procura che ancora sta valutando la documentazione depositata, Ragone non ha risparmiato qualche frecciatina. «È del tutto errato – ha spiegato al pubblico – quanto affermato dall’attuale Procuratore di Imperia, ovvero che ho richiesto una riesumazione del cadavere di Tenco. Non l’ho mai scritto e, per altro, sarebbe anche inutile viste le condizioni in cui lo troveremmo. Nella Relazione tecnica che ho depositato ho chiesto, questo sì, che avvenga il riaccertamento del bossolo che si trova agli atti dell’inchiesta. È un’operazione semplice e che richiede costi molto contenuti. Esaminando quel bossolo, la Procura si accorgerà che ci sono i segni di una pistola che non apparteneva a Luigi Tenco. Dunque ecco la prova del delitto.
    Un nuovo accertamento potrebbe rappresentare quindi la svolta tanto attesa del caso Tenco. Dopo 48 anni sarebbe un grande atto di giustizia».

    http://www.ecodellariviera.it/le-ombre-del...ori-di-imperia/
     
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