Il caso Tenco con i documenti ufficiali della Procura: ecco le prove che riaprono il caso

30.1.2013, IL QUOTIDIANO "IL TEMPO":

"Il filone conduce al tentato golpe di Junio Borghese e all'eversione di destra. La pistola che sparò non era la sua"

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  1. Pasquale Ragone
     
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    30.1.2013, IL QUOTIDIANO "IL TEMPO":

    Guarneri e Ragone svelano i retroscena sulla morte del cantante
    TENCO E SANREMO
    I NUOVI SEGRETI PORTANO SULLA PISTA ARGENTINA

    ..."Il musicista coinvolto in un colpo di Stato. La pistola che sparò non era la sua"



    I POSSIBILI MANDANTI. Il filone conduce al celebre golpe di Junio Borghese e all'eversione di destra
    L'ARMA DEL DELITTO. Era dotata di silenziatore e non fu mai trovata nella camera del Savoy


    Il quotidiano "Il Tempo", edizione nazionale, dedica stamane due pagine al lavoro d'indagine di Guarneri e Ragone pubblicato recentemente nel libro <le OMBRE DEL SILENZIO> disponibile in tutte le librerie nazionali e online (Amazon , La Feltrinelli , LibreriaUniversitaria , ecc.).

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    Di seguito l'articolo comparso in versione online sul sito del quotidiano. Si ringrazia pertanto la Redazione e il giornalista Carlo Antini.

    di Carlo Antini
    Un festival, la televisione, le luci della ribalta, il successo, l'amore e la morte.
    Nella fine di Luigi Tenco ci sono gli ingredienti ideali per un giallo impeccabile


    Tanto impeccabile da restare ancora insoluto. A distanza di 46 anni dagli avvenimenti. Luigi Tenco aveva appena cantato sul palco del Casinò di Sanremo in coppia con Dalida, cantante francese molto in voga all'epoca dei fatti. Siamo nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967. La loro «Ciao amore ciao» era stata appena eliminata e Dalida si era infuriata con Tenco imputandogli la colpa dell'eliminazione. Dopo qualche ora di prostrazione in cui confessò a molti di voler abbandonare il mondo della canzone, il musicista tornò nella sua camera. Nella dépendance dell'Hotel Savoy. Era la stanza 219, quella accanto a Lucio Dalla, anche lui in gara al Festival. E fu proprio lui il primo a rinvenirlo cadavere qualche minuto dopo l'1 e 30 di notte. Il suo corpo era disteso ai piedi del letto e sulla sua testa un foro di proiettile. Tutti pensarono al suicidio. Anche perché dopo pochi minuti fu rinvenuto anche un bigliettino in cui il musicista spiegava le ragioni del suo gesto estremo. «Io ho voluto bene al pubblico italiano - si legge nel messaggio d'addio - e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda "Io, te e le rose" in finale e una commissione che seleziona "La rivoluzione". Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi». Queste parole, la pistola che aveva comprato solo un anno prima e la fresca eliminazione dal Festival di Sanremo sembravano fornire un quadro coerente della situazione guidando gli inquirenti dell'epoca alla soluzione del suicidio. Ma come era morto davvero Luigi Tenco? Si è davvero sparato un colpo di rivoltella o qualcuno aveva interesse a toglierlo di mezzo. Qualcuno che lo conosceva bene e che non si faceva molti scrupoli. Qualcuno che non temeva neppure di agire in un ambiente supersorvegliato come quello di Sanremo durante il Festival della canzone, con telecamere e giornalisti sparsi un po' dappertutto. I dubbi e le lacune dell'indagine rimasero sotto gli occhi di tutti, tanto che otto anni fa il cadavere venne riesumato dalla Procura di Sanremo per effettuare nuovi esami. Ed è proprio a questo punto che si inserisce l'azione di Nicola Guarneri e Pasquale Ragone, gli autori di «Le ombre del silenzio - Suicidio o delitto? Controinchiesta sulla morte di Luigi Tenco», edito da Castelvecchi. Nel loro libro i due giornalisti d'inchiesta cominciano con lo smentire il colpo di pistola. Per la prima volta vengono pubblicati i documenti concessi dalla Procura di Sanremo riguardo agli esami compiuti nel 2006 e sull'arma che l'avrebbe ucciso. Contrariamente a quanto decretato dalla stessa Procura, diversi elementi riportati in queste pagine fanno supporre l'ipotesi dell'omicidio, descrivendo una precisa dinamica dei fatti anche con l'ausilio di un'inedita ricostruzione 3D degli ultimi drammatici momenti. Dalle analisi di laboratorio emerge, inoltre, una novità assoluta: la pistola che ha esploso il colpo mortale sarebbe stata dotata di silenziatore e mai ritrovata. L'inchiesta di Guarneri e Ragone rilegge in controluce, attraverso testimonianze e materiali inediti (rinvenuti dall'aula bunker della Corte d'Assise) i fatti accaduti nel 1967. Un lungo lavoro di ricerca che gli autori hanno portato avanti per oltre quattro anni, scavando tra archivi e faldoni, fino a scovare per la prima volta il foglio matricolare e alcune lettere di Luigi Tenco, ancora mai pubblicati. Quello che viene consegnato ai lettori è un quadro inquietante e ancora sconosciuto. Nella vita del cantautore compaiono personaggi di cui si ignorava l'esistenza e si indaga su alcuni ambienti politici. Perché Tenco doveva morire? Quali segreti custodiva? Chi lo temeva a tal punto da eliminarlo? Una serie di trame che si intrecciano con l'Argentina e con oscure operazioni di Stato, lasciando poco spazio all'ipotesi del suicidio durata quasi cinquant'anni. Per quanto riguarda i possibili mandanti, la controinchiesta lancia una pista clamorosa: grazie alla documentazione trovata presso l'Archivio della Corte d'Assise di Roma emerge un filone che porta al tentato golpe Borghese e che forse si lega all'ex manager di Tenco. Emerge quindi una pista che conduce all'eversione di destra, con nomi e cognomi.
    30/01/2013
    (www.iltempo.it/2013/01/30/1389170-carlo_antini.shtml)
     
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